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Hilde in Italia

HILDE IN ITALIA

Arte e vita nella fotographie

di Hilde Lotz-Bauer

 

Discorso di inaugurazione di
Corinna Lotz, 16 gennaio 2024

Il progetto di questa mostra risale al 2007, anno del centenario di Hilde. Come la vita di Hilde stessa e la vita delle sue fotografie, anche per il nostro team curatoriale è stata una sorta di Odissea.

La mostra, 17 anni dopo, è stata possibile solo grazie al talento, alla visione e soprattutto alla grazia di Federica Kappler, supportata dalla competenza tecnica di Robbie Griffiths. Parlo adesso anche per la mia co-curatrice Federica.

Ringraziamo Roberta Perfetti dal Museo di Roma, Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice dei Musei Civici, Sovrintendenza capitolina. Siamo in debito anche con Ute Dercks, Regine Schallert e Johannes Roell degli Istituti Max Planck, La mostra è stata possibile grazie al sostegno dell'ambasciata tedesca, Firecom e lo studio Fredriksson. I cittadini e i fotografi di Scanno e dell'Abruzzo ci hanno ispirato enormemente. Ringraziamo anche Alessio de Stefano della Piccola Biblioteca Marsicana per il suo saggio e le traduzioni, Elisa Fantinel e il suo team di PR, il Goethe Institut e Officine Fotografiche per il sostegno pubblicitario. Senza la professionalità di Artiser, Fiammeri, Melissa di Ask Again e l’editore Gangemi tutto questo non sarebbe stato possibile.

Siamo grati per l’aiuto anche alla famiglia Lotz in Svezia e alle diverse persone in Svizzera, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Svezia e Italia, in particolare di coloro che hanno conosciuto Hilde in vita, compreso il fotografo Franz Schlechter che non ha potuto raggiungerci oggi.

Hilde-in-Italia-inauguration
Ilaria Miarelli Mariana and Corinna Lotz: photo thanks to Claudio Marcozzi/Photoland Archives

Robbie e io abbiamo lanciato il sito web di Hilde Lotz-Bauer nel 2019, che a sua volta ha portato a nuove scoperte. Poi Federica è apparsa come una sorta di dea ex machina, ispirata dalle sue scoperte negli archivi fotografici degli istituti MP fiorentini e romani. Noi tre lavoriamo insieme dal 2020, quando Federica ha tenuto una presentazione all'Aquila sullo sguardo delle donne viaggiatrici nell'Italia di mezzo. La partecipazione di tre studiosi degli Istituti Max Planck di Firenze e Roma ha poi dato al nostro progetto una nuova dimensione.

Dunque, chi era Hilde?

La personalità di ogni artista è la chiave della sua anima, e questo vale anche per Hilde. “Lo stile è la donna”, parafrasando il conte di Buffon.

Possiamo dire che nel suo caso si è trattato di un insieme di influenze contrastanti, tra cui la Neue Sachlichkeit del periodo di Weimar. Aveva sviluppato una certa sensibilità per gli strumenti del design artistico, la luce, i tempi e la composizione. In questo modo allestiva una scena e poi aspettava che accadesse qualcosa: che la luce fosse giusta o che le persone si esibissero.

Hilde entrava e usciva dai vincoli della sua professione e del suo tempo. Era una donna nel mondo maschile della storia dell'arte e dell'Italia fascista. Aveva viaggiato con il suo primo marito Bernhard Degenhart, ma spesso lo aveva fatto da sola per concentrarsi sui propri interessi.

Era una donna con la Leica al collo, come ha detto Gianni Berengo Gardin, in zone rurali isolate. Ha girato per i quartieri di Firenze durante gli anni della guerra, come se fosse una straniera; oltre alla sua pesante macchina fotografica a lastre di vetro, si era armata di una serie di carte d'identità per dimostrare la sua autorizzazione quando le veniva contestata dai carabinieri. Si era guadagnata persino il soprannome de “La Bella Spia”.

Hilde Lotz-Bauer Forum Rome
Spring in the forum 1933

Si muoveva in modo libero e sembra quasi che si rendesse invisibile ai suoi soggetti umani.

Ha lavorato all'interno di rigide discipline - fotografiche e artistiche - alle dipendenze degli storici dell'arte. Ma ha interiorizzato queste lezioni per sviluppare il suo stile personale.

Si era attenuta alle regole di Friedrich Kriegbaum, che le aveva imposto di non far comparire esseri umani nelle sue immagini con le architetture fiorentine. Ma le sue composizioni, il paziente studio degli effetti di luce, soprattutto l'amore per i suoi soggetti (in questo caso edifici e strade), fanno sì che i monumenti in pietra prendano vita da protagonisti, come notò il grande Umberto Baldini quando le sue immagini di Firenze furono mostrate per la prima volta nel 1977.

Le immagini di questa mostra sono molto diverse tra loro e ci accompagnano in un viaggio che parte dai primi lavori del 1927 e arriva fino alla Firenze del periodo bellico.

La sua fotografia di strada non è mai stata vista, neanche dai suoi intimi, fino al 1993, quando una selezione dei 7.000 negativi conservati nell'archivio di Heidelberg è stata stampata per la prima volta ed esposta nel museo etnografico di Mannheim. Ma il suo sguardo differisce drasticamente dallo stile dell'etnografia. Hilde presenta i suoi soggetti, in particolare le donne, quasi sempre come individui che agiscono, che lavorano o festeggiano, mai come manufatti da inserire in qualche categoria.

La più grande rivelazione anche per coloro che hanno lavorato a lungo con le foto di Hilde, e per me che sono sua figlia, è l'incredibile portata e diversità dei suoi reportage sulla gente nelle campagne di tutta Italia. Sapevamo che aveva viaggiato in oltre 100 località, ma non avevamo mai avuto una visione d'insieme delle immagini effettivamente scattate. Nel film di Madeleine Merino, molte delle stampe a contatto di Hilde vedono la luce per la prima volta. Le sue immagini catturano con la massima naturalezza l'umanità, le donne che trasportano fardelli d'acqua e di legna, i contadini che lavorano la terra con i buoi bianchi, ripresi come in sequenze cinematografiche, i maiali, le capre e le galline, gli scambi al mercato, dove il cibo si misurava a manciate.

Era lontana dal mondo della politica, ma aveva una sua visione del mondo; aveva un sentimento e un'empatia profondissimi per le persone che vedeva intorno a sé. Le sue immagini sembrano spesso nascere da incontri casuali. Ma raggiunge un classicismo senza tempo, grazie alla sua sensibilità storica ed estetica. Questo le ha permesso molte volte di conferire dignità e bellezza alle persone che conducono la vita più dura.

In questo modo ha creato una storia sociale ed estetica dell'Italia degli anni Trenta che non è seconda a nessuno.

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Warm thanks for the translation by Alessio De Stefano of Piccola Biblioteca Marsicana

 

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